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Attualità martedì 09 maggio 2017 ore 12:42

Un documento per capire il Tavolo della salute

Pubblichiamo un'esaustiva introduzione al Tavolo sulla salute, dal titolo, "Tessere i territori", previsto per domani ad Abbadia



ABBADIA SAN SALVATORE — Domani, mercoledì 10 maggio, ad Abbadia San Salvatore (Siena), è previsto un Tavolo permanente sui servizi socio-sanitari. Aderiscono alla manifestazione: Partito democratico, Abbadia Futura, Forza Italia, Rifondazione Comunista, Partito Socialista Italiano, CISL e CGIL Amiata, SPI, FNP, Cooperazione sociale, Misericordia, AVIS, CeIS.

Contributo in occasione della giornata (riceviamo e pubblichiamo):

1. Introduzione

Il Tavolo permanente sui servizi socio-sanitari tra le forze politiche, sindacali e le associazioni di settore che operano nel Comune di Abbadia San Salvatore, intende dare il proprio contributo fattivo alla giornata d’ascolto programmata nella nostra zona dall’Azienda Usl Toscana sud est continuando a onorare l’impegno civico volontariamente assunto nell’agosto 2015 e che ha avuto nell’incontro pubblico del 1 febbraio 2016 un primo momento di sintesi. Da allora il Tavolo si è riunito con buona periodicità, anche alla presenza degli amministratori comunali, affrontando varie tematiche.

Ribadiamo che il nostro impegno è innanzi tutto un contributo alle istituzioni e agli amministratori del settore, portando un punto di vista diverso da quello degli addetti, ovvero la percezione che ha dei diversi servizi la società a cui sono rivolti. Brevemente, cerchiamo di svolgere il ruolo di stakeholder in un quadro semplice e condiviso.

Ci sembra quindi importante rendere note le nostre valutazioni, ma anche le nostre preoccupazioni, nel momento in cui inizia il percorso per la redazione dei Piani integrati previsti dalla normativa regionale. Definire gli obiettivi di salute e benessere, i percorsi e le politiche assistenziali in ciascuna zona socio-sanitaria è sicuramente un obiettivo di primaria importanza che prevede, tra l’altro, proprio l’acquisizione dell’immagine di salute, ovvero della percezione che chi abita in un determinato territorio ha di sé, del proprio stato di salute e della zona in cui vive.

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Ringraziamo perciò l’Azienda Usl per aver promosso questo momento di partecipazione, di ascolto e di confronto, alla cui base ci sono la centralità della sanità pubblica e universalistica secondo il modello costituzionale italiano, il percorso di integrazione fra sociale e sanitario, la volontà di modellare un settore in trasformazione sulla base delle peculiarità di un territorio. Sono infatti i territori ad avere conoscenza diretta dei bisogni, delle criticità, delle potenzialità ed è opportuno e utile che siano coinvolti nel percorso di costruzione degli strumenti di programmazione.

Lo scorso febbraio 2016 la nostra riflessione prendeva le mosse dai Patti territoriali e dai Protocolli d’intesa (ancora in essere) del 2013 e del 2014, analizzandone le difficoltà nell’applicazione ed evidenziandone le criticità. Oggi non possiamo che catalogare quegli atti, che pure continuiamo a ritenere validi, come parziali. 

Infatti la nascita della “Grande Usl” inevitabilmente richiede una programmazione diversa e soprattutto uno sforzo d’integrazione fra sistemi e prassi sicuramente simili, ma non sempre coincidenti. Ci auguriamo che, senza primazìe e gelosie territoriali, si possano selezionare le migliori pratiche per renderle applicabili in tutto il territorio dell’Azienda USL.

Siamo stati, e lo siamo ancora, convinti sostenitori della nascita della zona-distretto Amiata-Val d’Orcia-Val di Chiana, ma in un quadro di integrazione vera, non certo in una sorta di acquisizione/conquista di porzioni di popolazione da amministrare; e lo siamo stati, anche perché convinti che non si debba tenere conto della sola variabile demografica, ma anche della morfologia dei territori, dei tempi di percorrenza, dell’ampiezza dei territori, delle modalità prevalenti di accesso ai servizi e infine delle esperienze già in atto, consapevoli di avere nella ex Amiata senese anche alcune esperienze da tutelare e proporre, sia sul sociale che sul sanitario.

Rileviamo invece alcune criticità, che speriamo risultino chiare in questo nostro intervento, che non ci paiono andare proprio in questo senso. Fatta questa introduzione generale, entriamo nel particolare di ciascuna branca con l’intento di verificare anche lo stato di attuazione delle richieste che avanzammo nel febbraio 2016.

2. Serviziospedalieri

La piena attuazione del concetto di “Rete Ospedaliera integrata” deve garantire percorsi clinici diagnostico/terapeutici ed assistenziali definiti, che assicurino la presa in carico globale del paziente dall’ospedale al territorio e viceversa; ma anche tra i diversi presidi ospedalieri dell’Area Vasta.

In quest’ottica segnaliamo alcune problematicità.

  •  La previsione, manifestata pubblicamente un anno fa, di strutturare il Presidio ospedaliero di Abbadia sulla presenza di strutture organizzative “semplici” che facciano riferimento diretto alla direzione di dipartimento interaziendale, ci ha sempre visti molto d’accordo, in quanto disegna realmente un’organizzazione in cui il Presidio ha una propria autonomia che lo rende partecipe, con il proprio peso e con le proprie specificità, delle scelte sull’impiego delle risorse e quindi in grado di rispondere con efficacia e adeguatezza ai bisogni del territorio di riferimento e non solo. In questo senso segnaliamo la necessità di individuare celermente le dirigenze apicali. In particolare pensiamo ai Responsabili di UOSD Chirurgia e UOC di Medicina e ad un direttore di Zona/Cure primarie per quanto concerne il territorio; riteniamo inoltre utile cominciare a ragionare di una direzione di Presidio. È indubbio che quella promessa di autonomia che reputiamo indispensabile per un’offerta di servizi in linea con le aspettative, passa anche da qui.
  •  Le degenze di cure intermedie devono trovare un preciso spazio, senza che questo si riverberi sulle potenzialità dell’Area medica.
  •  È poi inderogabile il ripristino degli organici previsti fin dal Patto territoriale. Con questo riferimento, segnaliamo:

     la persistente mancanza dei radiologi, di un chirurgo e del personale infermieristico e ausiliario necessario;

     la mancata sostituzione di un cardiologo.

  •  Nel corso del 2016 è finalmente iniziata la procedura per l’installazione dell’apparecchio

    diagnostico TC, ci pare con uno strumento adeguato alle esigenze. Era una richiesta precisa 3

del Tavolo, dietro sollecitazioni popolari importanti e in attuazione di un impegno preso fin dalla stesura dei Protocolli. Si tratta ora di... inaugurare quanto prima! E, auspichiamo, il dimensionamento del servizio su tutte le 24 ore.

  •  Auspichiamo la re-istituzione del servizio di DH oncologico con la possibilità di effettuare terapie complesse (multiterapie), così come sempre effettuate fino al 2014, in modo che il Presidio torni ad essere un punto di riferimento per i pazienti oncologici della zona. Si tratterebbe di un’opportunità vera per molti utenti che allevierebbe non pochi disagi. Si tenga conto che la mancanza di un servizio strutturato in maniera davvero efficace unita alle inadeguatezze di alcune norme regionali sul trasporto sanitario (sulle quali attendiamo una risposta dalla Regione alla denuncia da ultimo approvata anche dal Consiglio comunale di Abbadia), ha costretto qualche paziente addirittura a rinunciare alle cure. E questo la sanità pubblica davvero non se lo può permettere.
  •  Riteniamo che la chirurgia del Presidio debba essere confermata come centro di riferimento per la cura delle ernie di parete e per le patologie flebologiche, attivando specifici percorsi di area e dotandola delle idonee tecnologie d’avanguardia.
  •  Ci sentiamo di ribadire l’importanza delle attività di chirurgia specialistica oftalmica (cataratta), ortopedica (artroscopia di ginocchio) ed urologica. In particolare per la chirurgia oftalmica, riterremmo ottimale implementare le risorse professionali al fine di usufruire di un regime normale dei controlli post-operatori, senza dover generare lunghe liste di attesa in altri servizi che attualmente devono supplirvi. Segnaliamo anche alcune difficoltà contingenti (pensionamenti, utilizzo dei professionisti altrove, ecc.) che devono essere risolte affinché queste attività non siano messe a rischio. Chiediamo a questo proposito di garantire la prosecuzione della presenza continuativa (guardia diurna e reperibilità notturna) del medico anestesista /rianimatore.
  •  Ci piacerebbe che la cardiologia avesse una propria soggettività e visibilità all’interno dell’Area medica del Presidio.
  •  Infine il Pronto soccorso; è entrato, come previsto e richiesto, nella gestione diretta del Dipartimento Emergenza Urgenza (DEU). Segnaliamo alcune necessità:

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 una funzionale, l’individuazione del responsabile della UOSD Pronto Soccorso Amiata;

 una organizzativa, il monitoraggio dell’utilizzo dei posti di osservazione (OBI);

 e una “burocratica”, ovvero continua la procedura incomprensibile del doppio triage quando un paziente viene trasferito da un presidio all’altro della medesima azienda. Si tratta di una procedura a nostro modo di vedere inaccettabile che crea solo disagi agli utenti.

3. Servizisocio-assistenziali

I servizi sociali dell’Amiata senese risultano ad oggi abbastanza strutturati nei contenuti e nei percorsi e in grado di rispondere alle esigenze ormai consolidate nella popolazione, ad esempio, quella anziana che nella zona ha un’alta percentuale e su cui assumiamo sin d’ora l’impegno per una riflessione e un approfondimento successivi.

Ma nel nostro territorio si presentano nuovi e diversificati bisogni, legati alle trasformazioni della popolazione, mutamenti che riguardano:

  • – la famiglia, nella sua composizione, stabilità affettiva, economica e culturale con conseguenze possibili sulla vulnerabilità dei componenti, con particolare interessamento dei minori; trasformazioni, queste, allo stato attuale non ben prevedibili ed identificabili;
  • – le disabilità o diverse abilità; situazioni che esprimono bisogni di integrazioni, di interventi assistenziali e d’inserimento nel mondo del lavoro. Queste realtà negli anni trascorsi hanno subìto trasformazioni proprio per effetto delle azioni di integrazioni e delle competenze sviluppate nelle famiglie e nella comunità; trasformazioni che stimolano ad una diversa attenzione intorno alla ulteriore differenziazione dei percorsi, con specializzazione di forme di intervento sempre più orientate allo sviluppo e/o mantenimento delle autonomie, anche in previsione dell’invecchiamento delle famiglie di alcuni portatori di handicap. Da qui l’incoraggiamento a seguire attentamente le evoluzioni del progetto nazionale “Dopo di noi”;

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  • – la crisi occupazionale, con i conseguenti disagi legati alla riduzione o perdita del lavoro e all’insicurezza economica;
  • – l’integrazione delle diverse culture ed etnie, sempre più presenti nei contesti di vita della nostra comunità.

    Questi nuovi bisogni, accompagnati anche da inedite modalità di percepirli, richiedono risposte diverse, con servizi che si diversificano e impongono un ripensamento e una riprogrammazione delle risposte da offrire, sia attraverso nuovi servizi, che attraverso la rimodulazione e la organizzazione di quelli storici, seppure abbiano fornito ad oggi risposte efficaci. Inutile negare che tutto questo richiede anche l’affermazione di un modello culturale diverso, in grado di “ripensare il sociale” e coinvolgere tutte le agenzie del territorio.

    4. Servizisocio-sanitari

    La futura diversa organizzazione aziendale di alcuni di questi servizi (Servizi per le dipendenze SERT, Salute Mentale SMA...), che da un livello provinciale ritornano ad una dimensione zonale, offre l’opportunità di ripensare ad una loro organizzazione e qualificazione, con l’obiettivo di poter offrire soluzioni più rispondenti ai bisogni dei cittadini. Sono purtroppo bisogni sempre più presenti e in alcuni casi amplificati e modificati in stretto legame con le trasformazioni avvenute negli stili culturali che si vanno affermando nella nostra comunità e che mostrano struttura differente rispetto agli storici.

    La struttura dei nuovi problemi è potenzialmente e talvolta drammaticamente devastante per la salute dei nostri cittadini (il gioco compulsivo, l’uso inappropriato delle nuove forme di comunicazione, le nuove dipendenze da sostanze), così come erano devastanti le forme con le quali si sono interfacciati gli stessi servizi in passato. Le nuove aree problematiche presenti in zona, tra le quali può essere presa in considerazione come esempio significativo la crisi occupazionale, con gli effetti negativi che generano sul benessere dell’individuo, costituiscono un indicatore significativo rispetto alle nuove forme d vulnerabilità.

    Nell’area dell’infanzia e adolescenza, che non può essere ritenuta indenne dalla presenza di criticità e vulnerabilità, si osserva un incremento dell’incidenza di fenomeni ad alta induzione di 6

sofferenza. Ne possono essere un significativo esempio gli atteggiamenti ed i comportamenti intorno al concetto di “bullismo”.

Il sistema dei servizi sociali e sociosanitari sviluppato in questi anni, sebbene perfettibile, ha offerto buone risposte, nonostante non sia stato possibile fondare le esperienze su risorse economiche e di personale complessivamente adeguate.

La prospettiva della zona più ampia potrebbe costituire un impulso allo sviluppo di nuove sinergie, ad un ampliamento dello scambio delle esperienze; in buona sostanza può rappresentare una forma di arricchimento legato alla diversificazione delle esperienze e delle offerte.

Sarà necessario giocare questa sfida prestando una particolare attenzione all’importante esperienza tecnico-culturale prodotta fino ad oggi. Tutto questo allo scopo di coniugare l’apertura al nuovo, evitando di disperdere i valori fin qui consolidati.

È utile non disperdere, ma mostrare disponibilità alla rigenerazione e alla creatività fortemente necessaria in questo campo.

Proprio con l’obiettivo di rigenerare e attualizzare i servizi, potrebbe essere istituito un gruppo stabile di monitoraggio, valutazione, approfondimento e studio tra scuola, amministrazioni locali, personale socio-sanitario della nostra zona per cercare risposte alle nuove tipologie di disagio.

5. Sanità territoriale

Nella nostra zona, ancor più che nelle altre, la sanità offerta sul territorio è strettamente collegata con quella offerta all’interno della rete ospedaliera e in particolare dal nostro Presidio. Infatti mentre l’ospedale deve rispondere alle esigenze in acuzie, è poi necessario avere un buon servizio territoriale che accompagni l’utente nelle fasi della propria vita, siano esse fisiologiche (consultorio, sostegno alla famiglia, ecc.) che patologiche (malattie croniche -diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatie, ecc.). In questo la nostra zona è sempre stata un’eccellenza, come dimostrato dai dati dei servizi regionali.

Segnaliamo che, a nostro avviso, negli ultimi tempi si assiste ad una riduzione dell’attenzione in questo settore. Pur essendo garantiti i percorsi, che coinvolgono i medici di medicina generale, il

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servizio sociale e i medici ospedalieri, elementi di preoccupazione sono la riduzione del numero degli infermieri dell’assistenza domiciliare (ADI) e dei medici delle cure primarie, oltre la mancanza di un loro referente locale.

Un anno fa accogliemmo positivamente questa affermazione del Direttore Generale: “L’ospedale di Abbadia S.S. ha un valore simbolico nella riorganizzazione della sanità territoriale, non solo perché è ospedale di riferimento di un comprensorio complesso, ma proprio perché rappresenta un laboratorio di integrazione dell’attività ospedaliera con quella territoriale socio-sanitaria e della collaborazione con la medicina generale tanto da poterne diventare un modello”.

Se questa è ancora la direzione di marcia (e per noi continua ad esserlo!) non si può non attivare un focus sulla Casa della Salute, a oggi percepita solo come un nuovo indirizzo postale dei medici di medicina generale, forse più funzionale, ma poco di più.

Non possiamo infine tacere un aspetto che, negli ultimi tempi, ci preoccupa: lo sfruttamento geotermico con tecnologie oramai datate. Senza entrare qui nel merito, ci preme però far notare come non sia mai stata inequivocabilmente risolta, in un modo o in un altro, la querelle sul grado di nocività o meno di tale attività. In questo contesto vogliamo sottolineare il ruolo che il servizio sanitario pubblico ha il dovere di rivestire, anche in accordo con altre istituzioni del settore, in tema di monitoraggio di eventuali ricadute sulla salute dei cittadini. 

Certo non cerchiamo qui la risposta, tutta politica, sulla prosecuzione o sulle modalità di utilizzo della geotermia, ma specifiche campagne di rilevazione dei dati le riteniamo più che opportune, tanto più alla luce della diffusione di dati allarmanti, anche di fonti autorevoli, sull’incidenza di specifiche patologie (si vedano, ad esempio, i dati del S. Anna sull’ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva).

Per questo chiediamo che sia istituito un apposito gruppo di lavoro composto da esperti dell’Azienda USL e dell’Università, cui affidare il compito di monitoraggio e studio a breve e lunga durata, in accordo anche con gli studi già in essere (ARS, ARPAT, ecc.).

Alla luce di quanto fin qui esposto, riteniamo che un corretto percorso, per molti aspetti innovativo, di integrazione tra sociale e sanitario ospedaliero e territoriale si possa realizzare tramite:

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  •  la garanzia della presenza di personale (medici , paramedici e assistenti sociali) necessario per tutte le forme di assistenza (a domicilio, ambulatoriale , nei servizi e nelle strutture socio-sanitarie);
  •  realizzazione definitiva della Casa della Salute; completamento strutturale e definizione dei percorsi di integrazione con i gli altri servizi (consultorio, salute mentale adulti, infanzia e adolescenza, ecc.) e con il Presidio ospedaliero, magari con una continuità fisica e più funzionale, perlomeno per gli ambulatori specialistici a finalità chirurgica;
  •  attuazione del trasferimento (peraltro già programmato) degli ambulatori extra ospedalieri verso il Presidio ospedaliero, consentendo tramite la riorganizzazione il potenziamento dei servizi e l’abbattimento delle liste d’attesa;
  •  collocazione del presidio di continuità assistenziale presso il Presidio ospedaliero, facilitando l’integrazione con il pronto soccorso, la presa in carico dei codici bianchi, la ripetizione delle ricette nei giorni festivi e prefestivi, il tutto in una in una sede allo stesso tempo più opportuna e facilmente individuabile dall’utenza.

    6. Conclusioni

    Al termine di queste nostre riflessioni, vogliamo ringraziare quanti hanno partecipato ai nostri incontri e contribuito alla stesura di queste note (Amministrazione comunale, partiti politici, sindacati e loro associazioni, associazioni di volontariato, professionisti del settore e singoli cittadini).

    Un grazie particolarmente sentito riteniamo vada espresso al Direttore generale dell’Azienda USL: per la disponibilità e la sensibilità dimostrate, per i risultati conseguiti: lo percepiamo, aldilà del ruolo professionale, come un amico di questo territorio, ma, nel rispetto dei ruoli, questo sentimento non ci farà certo velo nel perseguire gli obiettivi che riterremo utili per la nostra comunità, chiedendo a lui (e non solo) verifiche puntuali, trasparenti e programmate nel tempo.


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