Attualità

Un documento per capire il Tavolo della salute

Pubblichiamo un'esaustiva introduzione al Tavolo sulla salute, dal titolo, "Tessere i territori", previsto per domani ad Abbadia

Domani, mercoledì 10 maggio, ad Abbadia San Salvatore (Siena), è previsto un Tavolo permanente sui servizi socio-sanitari. Aderiscono alla manifestazione: Partito democratico, Abbadia Futura, Forza Italia, Rifondazione Comunista, Partito Socialista Italiano, CISL e CGIL Amiata, SPI, FNP, Cooperazione sociale, Misericordia, AVIS, CeIS.

Contributo in occasione della giornata (riceviamo e pubblichiamo):

1. Introduzione

Il Tavolo permanente sui servizi socio-sanitari tra le forze politiche, sindacali e le associazioni di settore che operano nel Comune di Abbadia San Salvatore, intende dare il proprio contributo fattivo alla giornata d’ascolto programmata nella nostra zona dall’Azienda Usl Toscana sud est continuando a onorare l’impegno civico volontariamente assunto nell’agosto 2015 e che ha avuto nell’incontro pubblico del 1 febbraio 2016 un primo momento di sintesi. Da allora il Tavolo si è riunito con buona periodicità, anche alla presenza degli amministratori comunali, affrontando varie tematiche.

Ribadiamo che il nostro impegno è innanzi tutto un contributo alle istituzioni e agli amministratori del settore, portando un punto di vista diverso da quello degli addetti, ovvero la percezione che ha dei diversi servizi la società a cui sono rivolti. Brevemente, cerchiamo di svolgere il ruolo di stakeholder in un quadro semplice e condiviso.

Ci sembra quindi importante rendere note le nostre valutazioni, ma anche le nostre preoccupazioni, nel momento in cui inizia il percorso per la redazione dei Piani integrati previsti dalla normativa regionale. Definire gli obiettivi di salute e benessere, i percorsi e le politiche assistenziali in ciascuna zona socio-sanitaria è sicuramente un obiettivo di primaria importanza che prevede, tra l’altro, proprio l’acquisizione dell’immagine di salute, ovvero della percezione che chi abita in un determinato territorio ha di sé, del proprio stato di salute e della zona in cui vive.

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Ringraziamo perciò l’Azienda Usl per aver promosso questo momento di partecipazione, di ascolto e di confronto, alla cui base ci sono la centralità della sanità pubblica e universalistica secondo il modello costituzionale italiano, il percorso di integrazione fra sociale e sanitario, la volontà di modellare un settore in trasformazione sulla base delle peculiarità di un territorio. Sono infatti i territori ad avere conoscenza diretta dei bisogni, delle criticità, delle potenzialità ed è opportuno e utile che siano coinvolti nel percorso di costruzione degli strumenti di programmazione.

Lo scorso febbraio 2016 la nostra riflessione prendeva le mosse dai Patti territoriali e dai Protocolli d’intesa (ancora in essere) del 2013 e del 2014, analizzandone le difficoltà nell’applicazione ed evidenziandone le criticità. Oggi non possiamo che catalogare quegli atti, che pure continuiamo a ritenere validi, come parziali. 

Infatti la nascita della “Grande Usl” inevitabilmente richiede una programmazione diversa e soprattutto uno sforzo d’integrazione fra sistemi e prassi sicuramente simili, ma non sempre coincidenti. Ci auguriamo che, senza primazìe e gelosie territoriali, si possano selezionare le migliori pratiche per renderle applicabili in tutto il territorio dell’Azienda USL.

Siamo stati, e lo siamo ancora, convinti sostenitori della nascita della zona-distretto Amiata-Val d’Orcia-Val di Chiana, ma in un quadro di integrazione vera, non certo in una sorta di acquisizione/conquista di porzioni di popolazione da amministrare; e lo siamo stati, anche perché convinti che non si debba tenere conto della sola variabile demografica, ma anche della morfologia dei territori, dei tempi di percorrenza, dell’ampiezza dei territori, delle modalità prevalenti di accesso ai servizi e infine delle esperienze già in atto, consapevoli di avere nella ex Amiata senese anche alcune esperienze da tutelare e proporre, sia sul sociale che sul sanitario.

Rileviamo invece alcune criticità, che speriamo risultino chiare in questo nostro intervento, che non ci paiono andare proprio in questo senso. Fatta questa introduzione generale, entriamo nel particolare di ciascuna branca con l’intento di verificare anche lo stato di attuazione delle richieste che avanzammo nel febbraio 2016.

2. Serviziospedalieri

La piena attuazione del concetto di “Rete Ospedaliera integrata” deve garantire percorsi clinici diagnostico/terapeutici ed assistenziali definiti, che assicurino la presa in carico globale del paziente dall’ospedale al territorio e viceversa; ma anche tra i diversi presidi ospedalieri dell’Area Vasta.

In quest’ottica segnaliamo alcune problematicità.

del Tavolo, dietro sollecitazioni popolari importanti e in attuazione di un impegno preso fin dalla stesura dei Protocolli. Si tratta ora di... inaugurare quanto prima! E, auspichiamo, il dimensionamento del servizio su tutte le 24 ore.

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 una funzionale, l’individuazione del responsabile della UOSD Pronto Soccorso Amiata;

 una organizzativa, il monitoraggio dell’utilizzo dei posti di osservazione (OBI);

 e una “burocratica”, ovvero continua la procedura incomprensibile del doppio triage quando un paziente viene trasferito da un presidio all’altro della medesima azienda. Si tratta di una procedura a nostro modo di vedere inaccettabile che crea solo disagi agli utenti.

3. Servizisocio-assistenziali

I servizi sociali dell’Amiata senese risultano ad oggi abbastanza strutturati nei contenuti e nei percorsi e in grado di rispondere alle esigenze ormai consolidate nella popolazione, ad esempio, quella anziana che nella zona ha un’alta percentuale e su cui assumiamo sin d’ora l’impegno per una riflessione e un approfondimento successivi.

Ma nel nostro territorio si presentano nuovi e diversificati bisogni, legati alle trasformazioni della popolazione, mutamenti che riguardano:

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sofferenza. Ne possono essere un significativo esempio gli atteggiamenti ed i comportamenti intorno al concetto di “bullismo”.

Il sistema dei servizi sociali e sociosanitari sviluppato in questi anni, sebbene perfettibile, ha offerto buone risposte, nonostante non sia stato possibile fondare le esperienze su risorse economiche e di personale complessivamente adeguate.

La prospettiva della zona più ampia potrebbe costituire un impulso allo sviluppo di nuove sinergie, ad un ampliamento dello scambio delle esperienze; in buona sostanza può rappresentare una forma di arricchimento legato alla diversificazione delle esperienze e delle offerte.

Sarà necessario giocare questa sfida prestando una particolare attenzione all’importante esperienza tecnico-culturale prodotta fino ad oggi. Tutto questo allo scopo di coniugare l’apertura al nuovo, evitando di disperdere i valori fin qui consolidati.

È utile non disperdere, ma mostrare disponibilità alla rigenerazione e alla creatività fortemente necessaria in questo campo.

Proprio con l’obiettivo di rigenerare e attualizzare i servizi, potrebbe essere istituito un gruppo stabile di monitoraggio, valutazione, approfondimento e studio tra scuola, amministrazioni locali, personale socio-sanitario della nostra zona per cercare risposte alle nuove tipologie di disagio.

5. Sanità territoriale

Nella nostra zona, ancor più che nelle altre, la sanità offerta sul territorio è strettamente collegata con quella offerta all’interno della rete ospedaliera e in particolare dal nostro Presidio. Infatti mentre l’ospedale deve rispondere alle esigenze in acuzie, è poi necessario avere un buon servizio territoriale che accompagni l’utente nelle fasi della propria vita, siano esse fisiologiche (consultorio, sostegno alla famiglia, ecc.) che patologiche (malattie croniche -diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatie, ecc.). In questo la nostra zona è sempre stata un’eccellenza, come dimostrato dai dati dei servizi regionali.

Segnaliamo che, a nostro avviso, negli ultimi tempi si assiste ad una riduzione dell’attenzione in questo settore. Pur essendo garantiti i percorsi, che coinvolgono i medici di medicina generale, il

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servizio sociale e i medici ospedalieri, elementi di preoccupazione sono la riduzione del numero degli infermieri dell’assistenza domiciliare (ADI) e dei medici delle cure primarie, oltre la mancanza di un loro referente locale.

Un anno fa accogliemmo positivamente questa affermazione del Direttore Generale: “L’ospedale di Abbadia S.S. ha un valore simbolico nella riorganizzazione della sanità territoriale, non solo perché è ospedale di riferimento di un comprensorio complesso, ma proprio perché rappresenta un laboratorio di integrazione dell’attività ospedaliera con quella territoriale socio-sanitaria e della collaborazione con la medicina generale tanto da poterne diventare un modello”.

Se questa è ancora la direzione di marcia (e per noi continua ad esserlo!) non si può non attivare un focus sulla Casa della Salute, a oggi percepita solo come un nuovo indirizzo postale dei medici di medicina generale, forse più funzionale, ma poco di più.

Non possiamo infine tacere un aspetto che, negli ultimi tempi, ci preoccupa: lo sfruttamento geotermico con tecnologie oramai datate. Senza entrare qui nel merito, ci preme però far notare come non sia mai stata inequivocabilmente risolta, in un modo o in un altro, la querelle sul grado di nocività o meno di tale attività. In questo contesto vogliamo sottolineare il ruolo che il servizio sanitario pubblico ha il dovere di rivestire, anche in accordo con altre istituzioni del settore, in tema di monitoraggio di eventuali ricadute sulla salute dei cittadini. 

Certo non cerchiamo qui la risposta, tutta politica, sulla prosecuzione o sulle modalità di utilizzo della geotermia, ma specifiche campagne di rilevazione dei dati le riteniamo più che opportune, tanto più alla luce della diffusione di dati allarmanti, anche di fonti autorevoli, sull’incidenza di specifiche patologie (si vedano, ad esempio, i dati del S. Anna sull’ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva).

Per questo chiediamo che sia istituito un apposito gruppo di lavoro composto da esperti dell’Azienda USL e dell’Università, cui affidare il compito di monitoraggio e studio a breve e lunga durata, in accordo anche con gli studi già in essere (ARS, ARPAT, ecc.).

Alla luce di quanto fin qui esposto, riteniamo che un corretto percorso, per molti aspetti innovativo, di integrazione tra sociale e sanitario ospedaliero e territoriale si possa realizzare tramite:

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