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​Le suggestioni che restano: l’illuminazione delle chiese

Simbolo di devozione e di speranza, durante le feste le luci sono una tradizione cui non si può davvero fare a meno, sia che abbelliscano le facciate delle case e delle chiese, sia che siano avvolte attorno all’albero o diffuse per le strade sotto forma di luminarie



TOSCANA — Quest’anno l’atmosfera natalizia sarà diversa dal solito a causa delle restrizioni imposte dalla diffusione della pandemia e dovremo scordarci affollati pranzi familiari e grandi eventi legati alle festività. In Toscana come altrove non mancheranno però le nostrane Christmas lights ad addobbare e colorare le principali strade di città e paesini, così come non si rinuncerà all’illuminazione delle suggestive chiese della Val d’Orcia e del Monte Amiata.

Simbolo di devozione e di speranza, durante le feste le luci sono una tradizione cui non si può davvero fare a meno, sia che abbelliscano le facciate delle case e delle chiese, sia che siano avvolte attorno all’albero o diffuse per le strade sotto forma di luminarie. Anche se in origine le fonti di luce erano torce e candele, usate per decorare anche primi alberi di Natale, la suggestione del passato viene riproposta anche oggi e, nonostante l’era digitale abbia preso il sopravvento, nessuno intende abdicare a questa forma di magia: le fonti di illuminazione originaria sono state sostituite con luci a led ed effetti laser e l’atmosfera natalizia è stata preservata.

L’illuminazione delle chiese: un lavoro molto delicato

L’illuminazione è in grado di definire, sottolineare ed esaltare l’atmosfera di qualsiasi ambiente in ogni circostanza, ma diviene un elemento ancor più importante quando va a riguardare le chiese e gli altri luoghi di culto . Qui la diffusione della luce deve difatti tener conto di una serie di altri fattori poiché, oltre a fare riferimento all’architettura della chiesa, alle funzioni essenziali inerenti la visibilità e al consumo energetico, deve adeguarsi al carattere spirituale dell’edificio e non trascurare il forte valore simbolico che la luce riveste per ogni religione.

Ecco perché progetti di questo tipo non possono essere lasciati al caso, ma vanno affidati a degli abili lighting designer , vale a dire dei professionisti in grado di occuparsi dell’ illuminazione delle chiese e di ogni altro ambiente considerando non solo la sfera tecnologica ma prestando cura e attenzione anche alla parte dinamica ed emozionale . Che abbia una formazione da architetto, da ingegnere o da esperto del design, il lighting designer è una sorta di “direttore d’orchestra delle luci” il quale, forte di una conoscenza approfondita degli strumenti di illuminazione e della diversa reazione della luce con oggetti e materiali, è capace come nessun altro di dare forma e funzione agli spazi, sia interni che esterni. Competenze tecniche e creatività a cui vanno aggiunte, nel caso ci si occupi di edifici di culto, anche una spiccata sensibilità e un atteggiamento particolarmente rispettoso.

Le raccomandazioni della CEI sull’illuminazione delle chiese

Alla fine degli anni ’90, il rapporto luce artificiale - chiese vive il suo primo momento di svolta significativa: l’illuminazione diventa “architetturale”, cioè finalizzata a far risaltare anche l’architettura dei luoghi di culto e le opere d’arte presenti nelle chiese. Ed è in quest’occasione che la C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) e i vescovi italiani hanno redatto alcune raccomandazioni sulle modi di approccio alla illuminazione delle Chiese cristiano-cattoliche, partendo dall’assunto che l’illuminazione artificiale dovrà soddisfare, in primo luogo, le esigenze della celebrazione del culto religioso , ma permettere anche la fruizione turistica. In quest’ottica l’illuminazione artificiale dovrà innanzitutto mettere in evidenza l’altare, l’ambone ed il battistero, e solo in un secondo momento occuparsi di far risaltare le opere d’arte e l’architettura della chiesa. La luce dovrà essere differenziata e adattata a seconda delle situazioni (per la lettura, per il parroco, per i fedeli) cercando di sfruttare al meglio la sorgente naturale, nel rispetto di quanto fecero anticamente i suoi costruttori. Dimostrando un notevole pragmatismo, le raccomandazioni episcopali suggeriscono inoltre di evitare un eccessivo protagonismo dell’elemento luce artificiale , con effetti scenici di tipo “hollywoodiano”: l’edificio sacro non deve essere equiparato a un teatro o una sala cinematografica né il suo aspetto confuso con quello di un museo.


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