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domenica 10 novembre 2024

STORIE DI ORDINARIA UMANITÀ — il Blog di Nicolò Stella

Nicolò Stella

Nato in Sicilia si è trasferito a Pontedera a 26 anni e ha diretto la Stazione Carabinieri per 27 anni. Per sei anni ha svolto la funzione di pubblico ministero d’udienza presso la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa. Ora fa il nonno e si dedica alla lettura dei libri che non ha avuto tempo di leggere in questi anni.

​“ Divide et impera”. Un'inchiesta delegata.

di Nicolò Stella - martedì 27 dicembre 2022 ore 09:00

Il Carabiniere neo promosso, e nuovo giunto alla Stazione, timidamente si accomodò sulla scomoda sedia dell'ufficio del Maresciallo Cometa, pronto a sostenere “l'interrogatorio” di routine a cui venivano sottoposti tutti i nuovi arrivati. Era stato informato dai colleghi che aveva incontrato lungo il corridoio che conduceva nell'ufficio, sul tipo di domande che gli avrebbe rivolto.

"Comandi Maresciallo" disse il giovane Carabiniere.

"Smettila con questo Comandi, non siamo più alla Scuola Allievi , qui bisogna essere più pratici. Come ti chiami?" "Mattia, Maresciallo".

“Bene. Mattia mi dica a memoria L'infinito di Giacomo Leopardi."

Nonostante fosse stato avvertito, il giovane Carabiniere rimase fra l'incredulo e l'incerto, se rispondere alla richiesta o sorridere. Il Maresciallo continuò: " È normale che non la ricordi, l'aiuto io a iniziare: Sempre caro mi fu quest'ermo colle...prosegui te."

"No Maresciallo, non la ricordo, e forse non faceva parte del programma scolastico", ribatté Mattia.

"Dai sforzati, non esiste programma scolastico dove non vi sia Giacomo Leopardi, ...e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude..." prosegui’ il Maresciallo.

Il giovane Carabiniere con un notevole sforzo riuscì a grattare il fondo della corteccia cerebrale, e inaspettatamente continuò il sonetto.

“Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quïete io nel pensier mi fingo..."A questo punto forse perché distratto da qualche pensiero il giovane Carabiniere, interruppe la recitazione e nel contempo si meravigliò della sua capacità di ricordarsi, di questa importante lirica di Leopardi.

Il Maresciallo intuì che non avrebbe più proseguito, e aggiunse: ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio..." Avrebbe sicuramente concluso se non fosse stato interrotto dal giovane Carabiniere che avendo ripescato nei vecchi ricordi scolastici, con viso soddisfatto e muovendo il corpo in modo tale da lanciare segnali di vittoria, terminò: "e il naufragar m'è dolce in questo mare."

“Vedi a volte è facile. Basta sforzarsi leggermente. Così come bisogna impegnarsi nella propria professione, e adesso la sua è quello di Carabiniere. Buona fortuna." Così dicendo gli fece capire che sarebbe potuto ritornare a conoscere gli altri colleghi che lo aspettavano in corridoio. Il giovane Carabiniere pensò che forse era meglio non dire nulla del discorso di presentazione che aveva preparato. Cosa si era prefissato di dire, il Maresciallo non lo seppe mai. Forse avrebbe voluto dire una delle tante frase che si era sentito dire in tutti quegli anni, sul tipo: "Marescia' i aggia i a casa, teng i problemi."

Il giovane Carabiniere si alzò, salutò e si avvicinò ai colleghi che sghignazzando l'aspettavano per sapere se aveva superato l'esame.

Quella sera per rispettare una tradizione consolidata nel tempo fu affidato alla pattuglia esterna in modo tale le facessero conoscere il territorio. In effetti si trattava solo di fare una girata per la città con fermata obbligatoria presso la pizzeria dove mangiare la sera e il bar dove fare colazione la mattina.

Il giorno successivo fu aggiunto al contingente di ordine pubblico allo stadio, e il lunedì fu comandato di servizio alla Caserma per la ricezione del pubblico. Fu proprio in questa veste che ebbe il primo impatto con la realtà di una piccola Stazione di quei Carabinieri che al suo paese chiamavano ancora "Reali", antico retaggio di un rispetto assoluto, mai assopito anche dopo settant’anni e più di Repubblica. Verso la sera, quando gli uffici erano già chiusi, alla porta bussò un anziano signore che iniziò a raccontare dei suoi quaranta anni di servizio passati nella pubblica amministrazione e di quella sua decisione di collaborare nel volontariato dell’Associazione d'Arma. Aveva solo fatto il servizio militare ma era rimasto legato sentimentalmente a quell'anno di naja. L'anziano rappresentò la sua necessità di esporre dei fatti in cui era suo malgrado coinvolto.

Il giovane Carabiniere Mattia ammantato dell'autorità che gli dava il suo primo giorno di servizio, rimase in un professionale silenzio ad ascoltare il racconto dell'anziano.

"Brigadiere, sono entrato nell'Associazione d’Arma, in cui ho prestato il servizio militare, con il migliore dei propositi. Volevo collaborare nella riuscita di manifestazioni, cerimonie ed eventi. Niente, non vogliono che io faccia nulla per aiutarli. Non vogliono che prenda iniziative, non vogliono che organizzi nulla, vogliono solo dividere fra loro i componenti dell'associazione. Per imporre la loro voglia di apparire, di farsi le foto con questo o quel politico, sono riusciti a metterci l'uno contro l'altro mentre loro si stropicciano le mani pensando di avere raggiunto lo scopo. Ero stato avvertito lo avevano fatto in altre associazioni. Brigadiere, sto assistendo alla dinamica del - Divide et Impera -. La rivalità giova solo a chi vorrebbe dominare, e il suo scopo è quello di mettere discordia fra i soci, quelli veri, quelli che lavorano.”

“La capisco, ma Lei non deve assolutamente abbandonare l'Associazione, farebbe il loro gioco. Vedrà che saranno gli altri ad abbandonarla, così come sono sicuro, hanno già fatto in precedenti associazioni.” disse il giovane Carabiniere con aria da vecchio Comandante di Stazione. E poi prosegui’: “Non voglio insegnarle nulla per via dell'età che ci divide, ma sappia che quando Lei ha iniziato a muoversi all'interno dell'associazione ha solo creato invidia, e se ha creato invidia vuol dire che il suo impegno era positivo. Ma si ricordi che siamo in Italia dove, chi fa qualcosa di buono, invece di stimarlo, trovano motivi, anche falsi, per affossarlo. L’invidia non ha a che fare con quello che sa fare lei, ma con quello che gli altri non sono in grado di fare, o non hanno voglia di fare."

"Brigadiere ha ragione. È proprio così. Non hanno voglia di fare nulla e quel poco che fanno, lo fanno apparire macroscopico come se fossero indispensabili all’interno dell’associazione, in effetti è come dice lei, sono invidiosi. Sono contento di avere parlato con Lei, e sono contento di essere venuto qui stasera. E stasera ho preso una decisione: non sono io che devo abbandonare, ma saranno loro a lasciare. Adesso devo andare, la ringrazio nuovamente. ” E così dicendo si avviò verso l’uscita. Il giovane Carabiniere Mattia accompagnò l'anziano volontario sino alla porta, lo salutò nuovamente, e ritornando indietro, si sorprese per quella risposta data con fluidità verbale e capacità professionale. Ma si rese anche conto che questa volta non aveva dovuto grattare il fondo della corteccia cerebrale per rimescolare ricordi d’insegnamenti scolastici. Solamente gli era ritornato in mente un monologo visualizzato la sera prima su TikTok.

Nicolò Stella

N.B. Questa è una storia di fantasia. I personaggi, i luoghi e gli avvenimenti sono frutto dell’immaginazione. Quindi ogni riferimento è puramente casuale.

Nicolò Stella

Articoli dal Blog “Storie di ordinaria umanità” di Nicolò Stella