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Politica martedì 31 gennaio 2017 ore 12:29

"Il mercurio arriva anche dalla geotermia"

Avviata l'indagine sulla presenza di mercurio nei fiumi Tevere e Paglia; ma per i comitati "E' partita col piede sbagliato"



ARCIDOSSO — Lo scorso 9 gennaio a Orvieto si è svolto l’incontro di informazione pubblica in merito all'indagine sullo stato di contaminazione da mercurio nei fiumi Paglia e Tevere.

Nonostante che il sindaco di Orvieto Germani e l’assessore all’ambiente della regione Umbria Cecchini avessero stigmatizzato correttamente la necessità di “capire il fenomeno per trovare le soluzioni idonee”(Germani) - scrivono i comitati -  e “prima di approntare interventi di bonifica occorre capire lo stato delle cose” (Cecchini), le strutture tecniche, sorprendentemente, hanno deciso di concentrare la loro attenzione, e i loro rilievi ed esami, sull’inquinamento causato dalle ex-miniere di mercurio dell’Amiata, ormai dismesse da quarant'anni e, per di più, parzialmente bonificate (vedi allegato) trascurando, quasi completamente, l’inquinamento prodotto dalle centrali geotermoelettriche.

Riteniamo - sostengono i comitati - che questa modalità di procedere comporti il rischio di spendere soldi senza avere un quadro completo delle fonti di inquinamento, con il probabile risultato di compiere azioni che non portino a risolvere il problema dell’inquinamento da mercurio, divenuto ormai uno dei problemi ambientali più evidenti in questa martoriata centro Italia.

Qualcuno (Marchetti della ARPA Umbria e Fagotti dell’ARPA Toscana) ha ammesso (...) che vi sono anche “fonti potenziali di origine antropica” ma, nel piano di indagine predisposto, non vi sono precisi e specifici esami intorno alle centrali geotermiche dell’Enel Green Power, che danno un contributo rilevante e continuo all’inquinamento e che rappresentano “un rubinetto sempre aperto” di mercurio e altri tossici.

Eppure - continua il comunicato - questo dato compare, oltre che in studi dell’Università di Pisa del 2008 e nello studio Basosi-Bravi del 2014 (che indica come il mercurio emesso dalle centrali geotermoelettriche dell’Amiata è pari al 42,5 per cento delle emissioni di mercurio provenienti da tutto il comparto industriale italiano) - nei documenti ufficiali della Regione Toscana (Delibera Regionale n.344 del 22.03.2010) e nella rivista “Epidemiology and Prevention” che riporta lo studio CNR/ARS del 2010 e che sotto si riporta (le centrali geotermiche sono responsabili di diversi inquinanti, oltre al mercurio, come ammoniaca, arsenico, CO2, ecc., vedi tabella allegata)

“Le emissioni ufficiali di mercurio da parte della geotermia nella zona amiatina sono – come si vede sopra – stimate in 760 kg/anno nel 2007, ma sono state ben 2.083 kg/anno fino al 2000. Come è noto le 34 centrali geotermiche toscane sono dislocate in numero di 30 nell’area geotermica nord (Larderello-Radicondoli-Chiusdino) per complessivi 794 Megawatt installati, e in numero di 5 nell’area geotermica sud Amiata, compresa la nuova centrale Bagnore 4, per complessivi 120 MW installati. 

Quindi, a (quasi) parità di emissioni complessive di mercurio (733 kg/anno area nord, 760 kg/anno area sud), il MW installato in Amiata è molto più inquinante in mercurio di quello installato nell’area nord. Il contrario avviene per l’arsenico. I dati sopra riportati sono precedenti all’entrata in funzione (2015) della nuova centrale Bagnore 4 in Amiata, quindi vanno ora corretti al rialzo (Fonte: ”Nocività del mercurio, sua diffusione in Toscana, nei fiumi ed in mare”, Medicina Democratica-Coordinamento toscano, 3.7.2016).

Oltre a ciò, va considerato il mercurio proveniente dai depositi dei bacini della subsidenza indotta dallo sfruttamento geotermico in Amiata. 

C’è di più. Anche il bacino del Fiora va inserito nel Piano di indagine, perché nel bacino insistono le due centrali geotermiche di Bagnore 3 e 4 per metà della produzione elettrica dell’Amiata. Del resto, anche lo stesso Fagotti sostiene che “le principali miniere di mercurio del comprensorio dell’Amiata insistono prevalentemente nel fiume Paglia e nel bacino del Fiora” e lo stesso Pelillo, dell’Autorità del bacino del fiume Tevere, ricorda la necessità di “allargare-nel prosieguo di questo importante lavoro- l’indagine al Fiora”.

Quindi, se vogliamo veramente partire con il piede giusto, è necessario comprendere nel piano di indagine anche le centrali geotermiche di ENEL Green Power, che non può rimanere convitato di pietra: perché ha le sue corresponsabilità nel produrre inquinamento da mercurio, e perché …la bonifica si può fare, ma si deve anche fermare l’inquinamento - non ha alcun senso, infatti, bonificare se poi si continua a inquinare!

Chiediamo pertanto ai sindaci e alle istituzioni regionali, nonché ai loro organi tecnici, che il piano di indagine contempli anche tale ipotesi di lavoro. Per evitare che si spendano soldi pubblici e non si risolvano i problemi. Non sarebbe la prima volta nel nostro Paese.

E anche di questo si parlerà nel previsto convegno della Rete NOGESI /SOS Geotermia del 4 febbraio p.v. ad Abbadia San Salvatore, perché fermare l’inquinamento si può, e si deve. 

E lo si può fare agevolmente - conclude il comitato NoGesi - fermando la produzione geotermoelettrica dell’Amiata. Proposta non incredibile in un momento in cui ENEL presenta un piano di dismissione di centrali elettriche di ben 25mila MW (circa un quinto della potenza installata in Italia), stante la riduzione ormai endemica dei consumi nel Paese e lo sviluppo delle fonti alternative. Sarà forse ostacolo che la energia geotermia è finanziata con incentivi che utenti e imprese pagano sulla bolletta elettrica?


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