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martedì 19 marzo 2024

LEGALITÀ E NON SOLO — il Blog di Salvatore Calleri

Salvatore Calleri

Salvatore Calleri (1966) è nato a Catania e vive sin da piccolo a Firenze. Laureato in giurisprudenza nel 1991 ha conosciuto Antonino Caponnetto con il quale ha collaborato strettamente fino al 2002, anno della sua morte. Esperto di lotta alla mafia, analista nel campo della sicurezza e della criminalità organizzata internazionale è presidente della Fondazione Caponnetto e consigliere della Fondazione Pertini. Di entrambe ha ispirato la nascita. Coordina l'Omcom (Osservatorio Mediterraneo Criminalità Organizzata e Mafia) è ideologo del Progetto Tulipani Rossi verso gli Stati Uniti d'Europa.

L'Unione europea non è europeista?

di Salvatore Calleri - venerdì 10 aprile 2020 ore 20:02

Alcune nozioni europeiste di base sono oggi necessarie al fine di capire la situazione esistente dopo la riunione dell'eurogruppo di ieri.

Riunione con risultati ben al di sotto delle aspettative.

Partiamo quindi dalla prima nozione di base.

La Unione Europea de facto è una sorta di confederazione imperfetta.

Le confederazioni oggi sono un modello non più esistente in quanto tendono ad andare in crisi strutturale in quanto vittime dei nazionalismi interni. La storia lo dimostra con due esempi di stati lontani tra loro: Stati Uniti d'America e Svizzera.

Stati Uniti d'America: con la guerra di secessione 1861-1865 cambiò modello passando da confederale a federale.

Svizzera: con la guerra civile del 1847 cambiò modello da confederale a federale, lasciando agli sconfitti come unica soddisfazione il nome confederale.

Ci troviamo quindi di fronte a due realtà confederali andate in crisi con cambiamenti di modello radicale nati dopo un conflitto particolarmente cruento negli Usa ma meno cruento in Svizzera.

Pertanto la lezione storica che ne viene è: il passaggio da un modello confederale a federale nasce da un conflitto derivato da una profonda crisi.

Come abbiamo detto è evidente che la Unione Europea è in crisi. Vediamo i punti salienti della crisi collegati anche ma non solo al confederalismo.

  • Il modello nazionalista esistente all'interno della Ue che lascia in piedi gli egoismi dei singoli stati.
  • Sistemi fiscali variegati che vanno dal modello "paradiso fiscale" al modello "tasso l'aria che respirate".
  • La mancanza di un confine esterno comune.
  • Un trattato istitutivo che mette prima l'economia della politica sul modello liberista.
  • La lentezza della governance confederale nell'intervenire celermente nei confronti delle spinte autotitarie interne.
  • La mancanza di solidarietà tra stati.

Potrei continuare ma la lista dei punti deboli sarebbe oltremodo lunga.

A questo punto cosa si può fare per uscire dalla crisi?

Appare sempre più necessario cambiare modello. Ci troviamo di fronte due strade.

  1. Il ritorno agli Stati nazionali che nell'attuale contesto porterebbe probabilmente alla debolezza internazionale basata su un rapporto neo coloniale passivo con gli Stati egemoni.
  2. Un passaggio previsto dalla Storia avvenuto negli Stati Uniti d'America e Svizzera: la scelta di un modello federale, da ammodernare nelle scelte economiche. Passaggio non spontaneo ma necessariamente conflittuale, oggi senza guerre tradizionali.

La seconda soluzione a parere dello scrivente oggi appare la migliore, visto che ci troviamo di fronte alla crisi di una Unione Europea.

Oggi siamo arrivati al paradosso che ci troviamo di fronte ad una Unione Europea non europeista.

Salvatore Calleri

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