Personalità tanguera
di Maria Caruso - sabato 04 maggio 2019 ore 11:06
Ogni tanguero/a ha una personalità che si sviluppa man mano imparando il tango. Parlerò al maschile per comodità ma l’argomento riguarda anche las tangueras. In pratica un tanguero assume delle caratteristiche psichiche e delle modalità di comportamento diverse l’uno dall’altro nel contesto milonguero in cui si sviluppa la loro condotta.
Secondo il maestro più antico di tango soprannominato Ippocrate, il tanguero è un ballerino con le stesse qualità di tutti i ballerini ma ha quattro tipi di umore: il tanguero melanconico che se ne sta seduto in disparte e balla una tanda ogni tanto; il tanguero collerico che se viene per caso sfiorato pianta una grana in mezzo alla pista; il tanguero flemmatico che non fa una piega e rimane sempre composto ballando in un quadrato di pista e fa il giro completo insieme alla fine della tanda; il tanguero sanguigno che balla soprattutto D’Arienzo, Pugliese con passione ed esibendo in pista la sua performance sia quando può sia quando non può.
Il termine significa letteralmente, come lo definì il maestro di tango detto Cicerone, l’aspetto e la dignità del tanguero ed è quella parte che recita in milonga poiché indossa una maschera nel tentativo di nascondere il proprio Io. Si afferma che la personalità del tanguero si rispecchi nel modo in cui la milonga gli appare e su come balla.
Ma come si capisce che tipo di personalità ha un determinato tanguero? Ci sono diverse modalità: la prima riguarda l’osservazione del suo comportamento in milonga; la seconda il modo in cui si esprime e cosa pensa del tango; la terza cosa spera e sogna di diventare. Ma vediamo nel dettaglio come si sviluppa la personalità tanguera.
La personalità è un concetto dinamico nella vita di un tanguero e che spazia dai primi passi al tanguero avanzato e dipende da cosa affronta durante le prime lezioni, le prime milongas, ecc. Possiamo distinguere varie fasi distinte nel seguente modo:
- I primi passi, da 0 a 2 anni di tango in cui il tanguero riceve le cure del maestro necessarie per imparare a districarsi nelle milongas
- Lo svezzamento che comporta le prime privazioni come quando non ti accettano ad alcuni eventi e il superamento della dipendenza dalle milongas locali
- La fase del no, soprattutto per gli uomini che provano piacere a rifiutare una mirada sentendosi grandi tangueros
- La socializzazione che avviene appena il tanguero comincia a frequentare regolarmente le milongas. Qui i tangueros ricevono i primi giudizi da altri tangueros con le relative conseguenze
- La pubertà quando il tanguero ha perso il “pelo del principiante” e comincia a considerare altri aspetti interessanti relativi all’altro sesso
- L’adolescenza che comporta una forte opposizione ai codici milongueros e al galateo della milonga, oltre all’insorgere della crisi, nell’accorgersi che poi, non è che sia così bravo come pensava di essere (dopo 4 anni di tango)
- La formazione dell’identità tanguera in cui il tanguero matura il suo modo di ballare e di interpretare il tango senza rimanere nel conformismo, diventando trasgressivo, facendo fare o facendo bolei altissimi, sequenze e figure di continuo, per dimostra di sapere
- La vita adulta in cui il tanguero si tranquillizza e cerca di fare del tango una cosa pulita, perfeziona la tecnica e si reca a eventi importanti
- L’anzianità tanguera che comporta un cambiamento del suo stile e delle evoluzioni figurate, poiché il fisico non glielo consente più.
Alcuni passaggi sono degni di essere menzionati qui. Durante i primi anni di studio si identifica con i suoi maestri. La coscienza di sé tanguero cresce al crescere della consapevolezza del proprio corpo, delle sue potenzialità. Il Sé spirituale tanguero si forma in seguito quando si considera un tanguero per definizione e lo è dentro l’anima.
Dopo due anni di tango, il tanguero comincia a parlare di come fa i passi, di chi sono gli autori dei brani, di come si interpreta la musica, dopo 4-5 anni al centro delle sue evoluzioni tanguere, sono i concetti questo "lo so fare/questo no (cazzo!)", "questo si fa/questo no perché altrimenti ammazzo qualche poveretto"
Tutto questo sviluppa ego e autostima nel tanguero ma se non è incoraggiato dai suoi maestri può andare in depressione.
Dopo tre anni di ballo il tanguero conosce il nome di tutte le figure e a quattro, prova a farle tutte.
Si rende conto di provare alcune emozioni: imbarazzo se non capisce una marca, invidia per quelli che ballano meglio, gelosia perché l’amica la invitano di più, empatia soprattutto le donne, per i principianti e meno per le principianti se sono gnocche. Altre emozioni possono essere vergogna e senso di colpa quando per sbaglio vanno addosso a qualcuno (non sempre).
Infine per concludere e per dettagliare maggiormente questo articolo occorre considerare anche la grande scoperta del maestro di tango Freud, anch’egli ormai defunto, e cioè l’inconscio dei tangueri, insieme alle istanze psichiche costituite dall’Io, dell’Es e dal Super-Io che mediano le pulsioni naturali degli esseri umani, ci daranno un quadro più completo:
- Es, rappresenta il tanguero che balla seguendo il principio del piacere e pertanto vorrebbe ballare con chi vuole e come vuole fregandosene di tutto il resto
- L’Io o ego, rappresenta il tanguero che sta coi piedi per terra e generalmente si attiene ai codici milongueros usando regolarmente mirada e cabeceo, rispetto della ronda, ecc
- Il Super Io è il tanguero che eticamente cerca di invitare tutti, se organizzatore cerca di non criticare gli altri eventi, se maestro evita di sparlare degli altri maestri e delle altre scuole, degli stili diversi dal suo e si comporta idealmente come dovrebbe essere un “signore del tango”.
Ci sarebbe anche da specificare quali sono i bisogni dei tangueri ma questo sarà argomento di un prossimo articolo.
Tu a che punto sei nel tuo sviluppo tanguero e soprattutto a quale personalità appartieni?
Maria Caruso