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venerdì 08 novembre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Stanchezza (della guerra)

di Nicola Belcari - mercoledì 03 aprile 2024 ore 09:00

Il pelo dell’uovo (di Pasqua 2024)

Nel dopocena della tivvù di qualità, menti illuminate ci spiegano chi siamo da dove veniamo e dove andiamo, il giornalista piacente e dal parlar forbito della “giornaleria” italica, critico su tutta l’attività governativa e d’accordo solo sulla partecipazione (sia pure indiretta) alla guerra, s’è abbandonato (con disappunto?) a ipotizzare la “stanchezza” del nostro Popolo verso il conflitto.

“Stanchezza”?! la parola è piaciuta al punto che la giornalista in seconda la riprende la sera dopo, o giù di lì. La gente, le masse mostrano stanchezza? (disdicevole debolezza?). Ma quale stanchezza!? Gli Italiani sono proprio contrari, assolutamente e senza incertezze. Semmai sono stanchi di politici e giornalisti che si rammaricano della loro stanchezza.

Le statistiche dicono che in misura superiore al 50% gli Italiani sono contrari a partecipare alla guerra, ma tale cifra è credibile? Non abbiamo ancora incontrato e sentito nessuno tra conoscenti o interlocutori casuali, che sia favorevole. Dubito che questa maggioranza non sia schiacciante e anzi tendenzialmente un’unanimità, al punto che persino alcuni dei fautori della partecipazione in privato sono in disaccordo con se stessi e con le proprie dichiarazioni pubbliche. Il contrasto sul tema c’è solo tra politici e giornalisti, non tra noi.

Alcuni sostengono che non sia possibile scegliere nella situazione di dipendenza e subordinazione della nostra Nazione: ipocrisie e alibi che né giustificano, né pacificano la coscienza.

Resta da sapere a chi sia stata rivolta la domanda del sondaggio (se escludiamo fabbricanti e trafficanti di armi).

Il Popolo sovrano resta libero di esultare (o rassegnarsi) alle scelte delle combriccole (èlites in “pomposiano”) che decidono per esso e in suo nome: piuttosto ci si aspetta che non faccia mancare l’entusiasmo e la riconoscenza per le rosee prospettive e il radioso futuro.

E noi? Popolazione, massa amorfa, indegni del titolo di Popolo? Pacifisti all’acqua di rose, e allo stesso modo cristiani? Pacifisti blandamente, cristiani con la coda. Noi continuiamo a sonnecchiare sul divano narcotizzati dalla tivvù, continuiamo a litigare su un fallo laterale, a raccogliere il dollaro in fondo alla sputacchiera, a preoccuparci del pelo nell’uovo: dovremmo, invece, battere i piedi e far tremare i palazzi del potere? che può pure rimproverarcelo e sbeffeggiarci. “Umiliati e offesi”.

Nicola Belcari

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