Marco Alberti, travolto da un insolito destino
di Fausto Pirìto - sabato 10 ottobre 2015 ore 06:40
«Come può un'opera scultorea nata a Forno di Massa finire a Roma, a casa Wertmüller? Sicuramente è stata “travolta da un insolito destino”». A parlare così è Marco Alberti, artista di cui vi ho già parlato in occasione della consegna ad Andrea Bocelli di una sua opera “sonora” in marmo (“Eccentrica”), realizzata appositamente per il tenore di Lajatico. Ora, lasciando per un volta da parte la musica, torno a puntare l'obiettivo sullo scultore toscano che vive e lavora ai piedi delle Alpi Apuane.
L'occasione, ghiotta, me la dà “Dietro gli occhiali bianchi”, il docu-film sulla vita della regista Lina Wertmüller firmato dal giovane regista Valerio Ruiz, applaudito alla 72.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia e presentato fino al 23 settembre nelle sale UCI Cinemas d'Italia (il grande pubblico, però, lo vedrà solo l'anno prossimo in Tv, sulle reti Mediaset).
Immagine emblematica di questo film è l'opera dal titolo “La Maschera”, realizzata da Alberti in “Bardiglio Porta Santa”, una pietra caratteristica delle Apuane.
Ecco che cosa ci ha detto Alberti a proposito di questa sua straordinaria collaborazione con la Wertmüller.
«Ho scolpito “La Maschera” lasciandomi ispirare dalla pietra stessa, dal suo fondo scuro, intimo, per rappresentare quell'ombra che si crea tra la maschera, appunto, e colui che la indossa. Si tratta di un'opera importante per la mia maturazione artistica, perché nel realizzarla ho avuto modo di riflettere sul “sipario oscuro” che ognuno di noi vive nel quotidiano.
Non avrei mai pensato che una mio lavoro potesse diventare protagonista sul set di un film grazie un nome illustre del cinema internazionale qual è Lina Wertmüller, che ha scelto personalmente l'opera. Tutto ciò è stato possibile grazie al mio manager Dario Fochi, a Leonardo Recalcati, il produttore del film, e Valerio Ruiz, il regista.
Essere stato ospite alla Mostra del Cinema mi ha dato modo di respirare il clima del “red carpet”... il via vai di fotografi, giornalisti, attori, le urla dei fans… In quei giorni, a Venezia, si ha la sensazione di vivere in un vero e proprio film, dove la gente è protagonista di una smisurata pellicola che coinvolge tutto il Lido.
Dopo la proiezione del docu-film, l'emozione più forte che ho provato è stata quella dell'orgoglio di essere entrato in qualche modo a far parte del patrimonio culturale artistico del nostro Paese grazie alla Wertmüller che mi ha offerto questa meravigliosa e unica opportunità.
Tanto ci sarebbe ancora da dire, e mi resta la consapevolezza di aver ricevuto da questa mia nuova esperienza tanta, tanta voglia di fare».
Al prossimo appuntamento con questo Blog, quando tornerò a parlare di Buona Musica!
Fausto Pirìto