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venerdì 13 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

La difficile dicibilità della Verità (2)

di Adolfo Santoro - sabato 20 maggio 2023 ore 08:00

Jaak Panksepp
Jaak Panksepp

Mi scrive il mio Amico-psichiatra a proposito dello scorso post sul “caso Seung”: “… Penso (…) che ti riferisci al fatto che nella malattia conclamata emergono aspetti strutturali della personalità (come dire“ In malattia veritas”) e quindi, anche se è vero che nella loro espressività clinica le psicosi si assomigliano, è pur vero che ogni soggetto affetto da psicosi ha la sua unicità…”.

Non si possono comprendere la psicosi o gli altri disturbi mentali senza una visione della mente che sia il più possibile “scientifica”. Sono più di una ventina i sistemi che concettualizzano la mente e, tra questi, quello di Jaak Panksepp, psicologo e neuro-scienziato, ha anche solide basi di ricerca. Panksepp ha evidenziato come sia possibile suscitare forti reazioni emotive stimolando con l’elettricità localizzata specifiche del tronco cerebrale ed ha identificato, nei mammiferi e nell’essere umano, sette principali neuro-circuiti, collegati a specifici neurotrasmettitori o ormoni e a specifiche emozioni primarie (che egli rappresenta con le maiuscole, per specificare che fanno parte del “processo primario”, cioè della dotazione anatomo-funzionale che l’evoluzione ha donato in modo completo ai mammiferi e, forse, agli uccelli, ed in modo incompleto anche ad altri animali):

1) il sistema della RICERCA, del desiderio e dell’euforia,

2) il sistema della COLLERA e dell’affetto negativo,

3) il sistema della PAURA e dell’ansia,

4) il sistema della SESSUALITÀ e della brama,

5) il sistema della CURA e del nutrimento,

6) il sistema della TRISTEZZA, del panico e della solitudine affettiva (io userei il termine DEPRESSIONE, cioè di “prostrazione fisica”, piuttosto che il termine TRISTEZZA, che lascerei a livelli di elaborazione superiore),

7) il sistema del GIOCO, del coinvolgimento fisico e sociale.

Le emozioni collegate ai sistemi della ricerca, della sessualità, della cura e del gioco vengono vissute positivamente e pertanto suscitano comportamenti di ricerca attiva di tali esperienze, mentre le emozioni collegate ai sistemi di collera, paura e tristezza suscitano comportamenti di evitamento.

Per Panksepp queste emozioni sono i processi psicosomatici di base da cui evolvono i processi superiori, che sono solo abbozzati negli animali, ma che trovano piena espressione nella specie umana. Nell’uomo, infatti, si sviluppano i processi secondari (propri del “sistema limbico”, capace di apprendere e di memorizzare emotivamente, e dei “nuclei della base”, capaci di reiterare compulsivamente un’azione); i processi secondari sono poi modulati dai processi cognitivi terziari delle aree neocorticali cerebrali superiori. Se, infatti, si asporta chirurgicamente la corteccia, i processi primari emotivi-istintuali e la loro connessione con i sistemi secondari rimangono intatti.

In questo repertorio di comportamenti affettivi spontanei Panksepp non include gli affetti omeostatici (cioè quelli legati agli istinti immediati di sopravvivenza: fame, sete, sonno, liberazione da feci ed urine, pulizia, dolore e stanchezza) e gli affetti sensoriali (cioè quelli che gli organi di senso trasmettono nel qui e ora). Questa omissione è, secondo me, uno dei limiti nella visione di Panksepp. Per coordinare le funzioni di base (omeostatiche, sensoriali ed affettive) emerge, però, il “proto-sé”, che evolve, poi, nel “sé-nucleare” riconnettendosi ai sistemi emotivi, motori e motivazionali del sistema secondario, che, a sua volta, evolve con le funzioni terziarie della corteccia nel “sé-ideografico”.

Panksepp attribuisce una grande importanza al sistema della RICERCA, coinvolto nella preparazione del cibo prima di consumarlo, nell’appetizione, nell’esplorazione, nell’indagine, nella curiosità, nell’interesse, nell’aspettativa (collegata al “tempo di attesa”), nell’anticipazione eccitata ed euforica, nella ricerca della novità, nell’avvicinamento, insomma, nell’anelito dell’uomo verso ciò che è altro da sé. Il sistema della RICERCA, pertanto, spinge e colora tutti gli altri sistemi del processo primario; la sua iperstimolazione promuove sia i comportamenti-affetti ripetitivi e i rituali (propri del sistema secondario, in cui si struttura la coazione a ripetere, tra cui quella del “giudice interiore”), sia nei comportamenti-affetti di “auto-modellamento”, che avvengono quando un animale attribuisce ad uno stimolo neutro la capacità di evocare la soddisfazione di un bisogno (si apre così la strada alla superstizione). Su un sistema secondario distorto (la preoccupazione) si struttura, infine, un sistema terziario distorto (il pensiero non produttivo).

Se il sistema della RICERCA non trova amore, inoltre, subentra il sistema della COLLERA, che può interagire col sistema della PAURA o e con quello del PANICO/DEPRESSIONE. Questa descrizione è, del resto, congrua alle osservazioni dei piccoli animali quando sono separati dalla propria madre: quando un uccellino è separato dalla madre, prima implora disperatamente (in un misto di RICERCA e COLLERA, ma anche di PAURA e PANICO) il ritorno della madre, poi estingue la sua richiesta di vicinanza prostrandosi (sistema della DEPRESSIONE); al ritorno della madre prima la evita (sistema della COLLERA) e, solo dopo le prolungate insistenze materne, rientra nella fiducia di base dell’amore. I sentimenti emotivi primari si manifestano, pertanto, negli umori e nelle dimensioni della personalità, soprattutto nel comportamento non-verbale, che, se non modulato, può esprimere agiti a corto circuito.

Successivamente Panksepp ha compreso che, ai fini della psicoterapia, è necessario spostare la centralità dal sistema della RICERCA a quello del GIOCO (in cui ha grande importanza il senso del tatto e, io penso, anche il senso dell’equilibrio). Nel mio ragionamento lo spostamento del focus comporta una ridefinizione dei sistemi sottocorticali, che, questa volta, non sono motivati dal basso (bottom up), ma illuminati dall’alto (top down): ogni sistema primario può essere così trasformato da piombo in oro. Il sistema della RICERCA diventa sistema della fermezza, il sistema della COLLERA diventa il sistema della SERENITA’, il sistema della PAURA diventa il sistema del CORAGGIO di informarsi e di esplorare con avvedutezza, il sistema della SESSUALITA’ si unisce al sistema della CURA per diventare il sistema della TENEREZZA, il sistema della DEPRESSIONE diventa il sistema della GIOIA di vivere, il sistema del GIOCO perde il carattere competitivo per acquisire collaborazione. Fondamentale diventa, per me, il prendersi cura degli affetti omeostatici (che comportano la responsabilità verso il proprio corpo) e degli affetti sensoriali (che contribuiscono al riconnettersi al “qui e ora”).

C’è un’altra omissione nella visione di Panksepp: noi siamo esseri relazionali! Le emozioni primarie sono attive sia nel bambino, sia in tutti gli adulti che gli sono attorno in tutto l’arco della vita e la strutturazione di giusti ed adeguati confini nelle relazioni attraverso la presenza in sé del “Padre” funziona da filtro che permette di essere “influenzati” dalle emozioni primarie “positive” e di restituire, digerite, al contesto quelle “negative”. Senza un giusto confine, l’invasione cronica del Sé da parte dell’Altro negativo comporta l’attivazione cronica del sistema della COLLERA e degli altri sistemi ad esso collegati e la scissione del Sé negli opposti, ad esempio della parte sadica e della parte masochista.

Su queste basi posso, a questo punto, tentare di empatizzare, partendo dai pochi dati che ho letto sul web e dalla mia esperienza con soggetti con psicosi, con la sofferenza del “Seung” e posso abbozzare lo sviluppo della sua “psicosi” (al di là delle acrobazie dei sistemi diagnostici, io ritengo, infatti, che il Seung soffra soprattutto per una sua parte “psicotica” non integrata).

Mi fermo qui. Per il momento trascrivo quello che un mio interlocutore mi ha scritto: “…vorrei dire che a me è stata diagnosticata la stessa patologia di Seung e non può immaginare quanto faccia male essere insultati così. Non mi stupisce che poi uno avvampi di rabbia e indignazione… Quello che ho constatato io in ambito psichiatrico è l'operato di gente che, come chi crede a tutto, non crede in niente; e viceversa. Sì può dire che la psichiatria è diventata una religione in cui si afferma e si nega senza prove. Per cui un paziente non solo non ha più un’identità, ma nemmeno una realtà, essendo che può essere tutto e il contrario di tutto. L'importante è che prenda le pillole, che sono diventate il nuovo criterio al posto del manicomio.

Guai a ventilare la possibilità che uno psichiatra sbagli, ti autodenunci immediatamente come paranoico perché in fondo anche ai carabinieri fa ribrezzo occuparsi dei pazzi e dietro la fiducia che ripongono negli psichiatri nascondono la loro paura di entrare in contatto con l’insondabile (che non è la follia ma una dimensione sacra che c'è in ognuno di noi. Ma il sacro si è perso da un pezzo). In ogni caso grazie per l’attenzione, aspetto di leggere con piacere il suo prossimo articolo. Potrei andare avanti per ore e raccontarle la storia della mia vita ma aggiungerebbe poco al problema.

Distinti saluti…”.

Adolfo Santoro

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