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giovedì 05 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Mie risposte al mio Amico-psichiatra

di Adolfo Santoro - sabato 10 giugno 2023 ore 09:00

seung capovani

Caro Amico, ti scrivo per concludere le risposte alle questioni che mi hai posto a proposito dell’agito del Sig. Seung, omicida della Dr.ssa Capovani.

Prima di risponderti faccio, però, una premessa: ritengo che la matrice della psicosi e della psicopatia sia la stessa (l’invischiamento in memorie arcaiche, anche transgenerazionali, che attivano i sistemi “negativi” descritti da Panksepp e il sistema vagale antico descritto da Porges). C’è pertanto nel tronco cerebrale un programma psicobiologico di specie (che costituisce quello che Panksepp chiama “proto-sé); il “proto-sé” viene ben presto modulato al “sé nucleare” da strutture immediatamente sottocorticali (che, per brevità, riduco al Sistema Limbico e ai Nuclei della base). Nel “sé nucleare” se prevale la modulazione del Sistema Limbico (la parte “femminile”), l’espressione clinica sarà isterismo-impulsività-borderline (con possibile esito nella psicosi); se prevale la modulazione dei Nuclei della base, l’espressione clinica sarà ossessività-narcisismo (con possibile esito nella psicopatia). Ci sono dunque complementarietà fondamentali (isterismo-impulsività/ossessività, borderline/narcisimo, psicosi/psicopatia), in cui uno dei poli nasconde e talora lascia trapelare l’altro polo. A queste complementarietà corrispondono precisi assetti neurobiologici che descriverò altrove e che sono poi ulteriormente influenzabili dalle strutture corticali (e qui si inserisce anche lo sviluppo del senso etico, che qui non tratterò). Aggiungo soltanto che la prevalenza dell’emotività isterica predispone alla massima ipnotizzabilità (la persona è cioè altamente influenzabile dal contesto), mentre l’emotività ossessiva è oppositiva, per cui può diventare ipnotizzabile solo attraverso la sfida al “saper fare” (come chiaramente ha descritto Milton Erickson in alcune sue osservazioni).

Dopo questa premessa passo alle mie opinioni.

La prima “questione” che hai posto è: “Qual è stato il sillogismo psicotico che ha spinto l’assassino a scegliere la collega come vittima? C’è stato un sistema delirante che lo ha spinto ad uccidere o il movente è stato la cieca rabbia scagliata contro l’anello più debole del circuito istituzionale vissuto come persecutorio? E se fosse stata la sola rabbia da quale ideazione psicotica era alimentata (erotomania? Reazione al giudizio diagnostico? Reazione a eventi occorsi durante il ricovero in TSO? Altro?)”. La mia opinione è la seguente. Il sillogismo psicotico è “sovra-determinato”: non c’è una sola causa, ma l’acting out (cioè l’agito della rabbia cronica) esprime, in qualche modo, tutte le rabbie precedentemente non elaborate. La rabbia cronica, che nel Sig. Seung è sfociata nell’ideazione di vendetta, genera il delirio e questo rafforza la rabbia cronica. Come in tutti gli acting out, l’emozione rabbiosa consegue ad una delusione; ritengo perciò che l’interesse professionale espresso dalla Dr.ssa Capovani durante il breve ricovero abbia suscitato aspettative nel Sig. Seung (che può aver pensato: “qualcuno, una donna, una mamma che finalmente mi ascolta, una donna così tenera con gli animali!”), ma che queste aspettative siano state deluse; i fatti hanno dimostrato che l’interesse della Dr.ssa Capovani non era finalizzato alla costruzione di un progetto terapeutico, ma alla costruzione della diagnosi e alla comunicazione dell’impossibilità della terapia: la diagnosi serviva ad espellerlo dal circuito psichiatrico, in cui il Sig. Seung già si era prodigato per costruire qualcosa per la “difesa dei pazienti psichiatrici”, era un attacco a quella parte di sé che il Sig. Seung riteneva “buona ed altruista”. La prevalenza del polo psicopatico nella relazionalità del Sig. Seung (ma del polo psicotico nella sua intimità) ha indotto gli psichiatri a quello che ritengo un errore diagnostico; la parte psicopatica ha così avuto il tempo per architettare atti che, a livello sociale, sminuivano l’ipersimbolizzazione psicotica a favore dell’iposimbolizzazione psicopatica: attraverso, ad esempio, i suoi rituali da guerriero ninja, il “simbolo” veniva quasi degradato a “segno”. L’escalation simmetrica con l’Istituzione (e con la Dr.ssa Capovani in particolare) era dunque segnata dal passaggio dalla collera alla vendetta. Il “quasi-segno”, del resto, si era già espresso nell’aggressione allo psichiatra che per primo l’aveva avuto in carico e gli aveva fatto il primo Trattamento Sanitario Obbligatorio: la motivazione pre-conscia di aggredire con una penna in un luogo pubblico causandogli una ferita meritevole di più di 20 punti di sutura potrebbe essere stata l’intento di fargli “perdere la faccia”, come il Sig. Seung riteneva di aver perso pubblicamente la faccia attraverso la “scrittura” del TSO. Allo stesso modo l’aggressione alla Dr.ssa Capovani potrebbe essere stata motivata dal seguente ragionamento pre-conscio: “tu mi hai fatto perdere la testa attraverso la tua femminilità materna ed io, col mattarello di mia madre e mascherandomi come un ninja, ti faccio perdere la testa”. Ti faccio notare, caro Amico, oltre all’inefficacia dell’agito psicopatico (nonostante il suo camuffamento da ninja, il Sig. Seung è stato quasi subito riconosciuto come autore dell’omicidio), che nel caso dell’aggressione allo psichiatra era stato usata un’arma penetrante di tipo “maschile”, mentre nel caso della Dr.ssa Capovani era stata usata un’arma percuotente; ti faccio anche notare che il Sig. Seung, pur avendo a sua disposizione altre due armi (una di tipo femminile - lo spray al peperoncino - ed una decisamente maschile - la balestra, arma silenziosa e mortale), aveva scelto l’arma percuotente, quella che ha più il significato di “dare una lezione”. Il ragionamento sull’erotomania lo vedo invece, caro Amico, più complicato e risolvibile solo attraverso un confronto con le “fantasie” del Sig. Seung: il misto di incertezza, senso di colpa, paura di essere rifiutato (a meno che la donna non fosse in chiaro stato di inferiorità) e il maschilistico trattare la donna come oggetto o, comunque, come essere inferiore erano già evidenti: era stato accusato 5 anni fa di molestia ad una tredicenne, una vicina di casa ha riferito di aver avuto la sensazione che il Sig. Seung si appostasse di notte nel sentiero che costeggia il lago (per voyeurismo, credo, più che per aggredire sessualmente), il Sig. Seung indossava guanti per “difendere le donne dalle sue mani polipose”… .

La seconda “questione” che hai posto è: “Come accade che si strutturano le personalità antisociali? Quali dinamiche intra-familiari e più in generale socio-ambientali fanno sì che in un bambino in via di sviluppo non venga formarsi una coscienza morale che implica innanzitutto il rispetto per la vita propria e altrui?”. La mia opinione è la seguente. La personalità psicopatica-psicotica si sviluppa, a mio avviso, all’interno dell’invischiamento, anche trans-generazionale ed inter-etnico, nel conflitto tra i genitori, che, a sua volta, esprime il conflitto coniugale: la struttura del “sé nucleare” assume più l’aspetto psicopatico o l’aspetto psicotico a seconda della prevalenza dell’elemento maschile o femminile in ognuno dei due genitori. Nel caso del Sig. Seung la scissione e la conflittualità tra i genitori e tra le loro rispettive famiglie possono essersi manifestate già durante la gravidanza (attraverso la produzione cronica di ormoni dello stress) e si sono svelate nella scelta dei due nomi (Gianluca e Paul), nell’inconciliabilità tra le due etnie (napoletana, quella della madre, cinese, quella del padre) e tra le due visioni di vita (cui sono seguite due migrazioni: una della famiglia dalla Campania in Toscana, l’altra del padre in California). Queste esperienze precoci, probabile espressione dei sistemi di COLLERA dei due genitori, possono aver indotto il “sentire” del Sig. Seung verso deduzioni paralizzanti, come “il rapporto uomo/donna è pericoloso (a meno che la donna non sia sottomessa)” e “l’unico modo per resistere al coinvolgimento con una madre intrusiva è quello di incorporare un padre violento” (la psicopatia può, in tal senso, un tentativo di sfuggire alla psicosi). La madre, inoltre, potrebbe aver investito il Sig. Seung anche del ruolo di “figlio genitoriale”, con i compiti di realizzare le aspirazioni materne alla “gloria” (di qui il narcisismo) e di essere responsabile verso il fratello minore (che, nella dinamica familiare, è stato protetto, tanto da realizzare il suo sogno di diventare pilota). Il sistema del GIOCO innocente non si è, perciò, mai sviluppato ed ha avuto la meglio il senso di colpa/vergogna del “sé nucleare”, a volte negato, a volte alimentato. Il fallimento scolastico allo scoppio dell’adolescenza (cioè quando il sistema della SESSUALITA’ acquisisce con prepotenza la centralità) può essere stato un modo per sabotare le proiezioni narcisistiche della madre, che però si manifestavano in altro modo, ad esempio, attraverso le lettere scritte dal Seung ai potenti della Terra. In questo contesto abusante è facile che il processo di costruzione di una sana etica interiorizzata si inceppi!

La terza “questione” che hai posto è: “È prevedibile l’atto criminoso? Se è giusto che soggetti con precedenti debbano essere sottoposti a una “specifica valutazione del rischio per comportamento violento”, fino a che punto si può arrivare a prevedere l’atto delittuoso?”. La mia opinione è la seguente. Le persone “sane” (meno dell’1% dell’umanità) sono altamente imprevedibili, perché cambiano al cambiare della vita: le loro risposte sono sempre nuove, anche se improntate sulla bontà originaria e sono ispirate da un sistema corticale connesso al di là dei limiti di spazio/tempo. Quanto più una persona è “malata” tanto più il suo sistema corticale è ispirato dalla dipendenza infantile, tanto più il comportamento è ripetitivo e, quindi, prevedibile. La prevenzione dipende perciò dalla presa in carico e dalla capacità di ascolto (soprattutto del non-verbale) da parte degli Operatori responsabili del “paziente” e dalla loro conoscenza dei suoi vari contesti di vita. La formazione psichiatrica attuale si occupa, invece, di far diagnosi e non di come si comprendono i tempi dell’emergenza/urgenza/dilazionabilità e di come si costruisce un progetto terapeutico. Ma queste mie sono vane parole nel caso che i problemi psichiatrici siano complicati dall’uso di sostanze, che, secondo la stima del Dr. Knable (che ho citato in un precedente post), aumentano di sei volte la rabbia di un soggetto già incollerito di suo: una società “malata” dovrebbe fermarsi ed interrogarsi sulle proprie dipendenze e sul fatto che le attività illegali (che comprendono anche droga, materiale pornografico, prostituzione e contrabbando) contribuiscono al 12% del PIL dell’Italia, a cui bisogna aggiungere il 2-5% del PIL dei costi per il consumo di alcool e il costante aumento dell’uso di psicofarmaci (mentre tende a diminuire la vendita dei prodotti del tabacco).

La quarta “questione” che hai posto è: “L’attuale legislazione consente di chiudere una persona in una REMS solo sulla base di una valutazione di una potenzialità criminogena? Nel caso Seung, col senno di poi, tutti diciamo che sarebbe stato giusto farlo, ma intanto non è stato fatto e perché? I magistrati e le Forze dell’Ordine hanno bisogno del reato per intervenire sul rischio di reato da parte dei pazienti paranoici?”. La mia opinione è la seguente. L’attuale legislazione potrebbe essere adeguata se ci fosse un puntuale protocollo tra Istituto giudiziario e Salute Mentale, se il numero e, soprattutto, la qualità della formazione degli “addetti ai lavori” (compresi gli Operatori di altre Istituzioni, come quella Penitenziaria) fossero adeguati e se ci fosse una seria lotta alla diffusione ed alla prevenzione dell’uso di sostanze legali (tabacco, alcool e psicofarmaci) e illegali. Si potrebbe favorire, ad esempio, l’istituzione di monasteri di religioni affidabili, dove realizzare l’eremitaggio dei nostri giovani “tatuati e variamente dipendenti”: al proposito, ti ricordo che il cantautore Leonard Cohen prese per sei anni dimora in un monastero zen “alla ricerca di semplicità”, cioè per sfuggire alle proprie insane dipendenze. Ma questa è utopia! Ne consegue che è inevitabile che il mestiere di psichiatra divenga, in questa società, sempre più rischioso … e che il suicidio/omicidio divenga sempre più diffuso!

La quinta “questione” che hai posto è: “È sufficiente imporre la misura del divieto di avvicinamento, se, anche in altri casi (come nei mariti gelosi e negli stalker), questa si dimostra spesso insufficiente?”. La mia opinione è la seguente. Il divieto di avvicinamento è una delle misure che i giudici possono adottare, ma, come tutte le misure restrittive, hanno efficacia solo nel breve periodo: solo la costruzione del progetto terapeutico condiviso può risolvere questa “impasse”. Scriveva lo psicoanalista Mario Trevi a proposito di un “caso”: "Miss Miller non sarebbe naufragata nelle strutture arcaiche e collettive dell’inconscio se il suo “Io” fosse stato aiutato dal rapporto terapeutico a prendere coscienza critica dell’origine inconscia delle fantasie e a stabilire un dialogo redentore con l’aspetto inconscio della psiche".

Con questo ti saluto con affetto e rinnovo la mia amicizia con te.

Adolfo

Adolfo Santoro

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